In tempi di pandemia, è particolarmente utile vedere questo film coraggioso e vero, che parla di un’emergenza sanitaria gravissima, ma di quelle che, per ragioni di immaturità culturale del nostro mondo, non allarmano come un virus.
Le motivazioni sono molteplici: la prima è che il pericolo di cui ci parla il regista Todd Haynes (lo stesso del favoloso Carol, del 2015), derivante da una contaminazione chimica messa in atto da una multinazionale a tutti nota (la DuPont), è invisibile agli occhi e agisce in modo latente e letale nel tempo; attraverso le acque, delle falde, dei fiumi: quelle destinate a uomini ed animali, all’alimentazione e ai più svariati uso domestici.
La seconda è perché, troppo spesso e davanti ai nostri occhi, le ragioni della produzione e dell’economia sono più forti di quelle della salute e dell’ambiente.
Poi c’è un ulteriore motivo: di solito nessuno crede a chi, non avendo potere e denaro, denuncia un abuso a carico di soggetti dotati di potere e denaro. Continua a leggere Cattive acque